3.11.08
Plague Town. Commento forzato
Può un film essere commentato nonostante gravissime mancanze tecniche?
Plague Town, diretto da David Gregory, si ispira chiaramente al cinema gotico di inizio anni '70, ricco di atmosfera e con una ricerca della paura basata su luci, colori e invenzioni sceniche. Bava su tutti.
L'idea di partenza è ottima e, nonostante la decisione di andare controcorrente sia decisamente azzardata, le premesse per un gran film ci sono tutte. Manca, però, quanto può rendere un opera visiva con grandi ambizioni un capolavoro o anche solamente un prodotto accettabile: competenze tecniche.
Innanzitutto, la ricerca di atmosfere tramite colori e immagini presuppone una fotografia impeccabile (Bava era dapprima un fotografo) mentre ci si trova di fronte a immagini sgranate e piatte nelle quali, più calano le tenebre, più si fatica a distinguere contorni e dettagli; si potrebbe continuare citando un montaggio caotico che non fa altro che confonderci più di quanto trama e situazioni al limite del ridicolo non abbiano già fatto in abbondanza, ancora con una regia per nulla ispirata che tenta, come già detto, di rifarsi ai capisaldi del genere ma che manca completamente di originalità e competenza e si potrebbe concludere con caratterizzazioni di personaggi al limite dello stereotipo (la ragazzina vestita di nero con un passato carico di problemi psichi(atri)ci, la sorella maggiore insensibile e spocchiosa, la matrigna tanto comprensiva quanto sgradevole, il padre ignavo collante tra i familiari e, per finire, tanti bambini cattivi), tralasciando le inguardabili facce gommose dei mutanti ad eccezione dell'unico splendido personaggio di tutto il film: la ragazza cieca presente anche in locandina.
Una terribile imitazione assolutamente da dimenticare.
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